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The Global Prehistory Consortium at EURO INNOVANET | |||||||||||||||
SE
LA SCRITTURA TENDE A RENDERE PIU' COMPLESSI I SEGNI-RADICE, NON PERMETTE
PERO' LA LORO SEMPLIFICAZIONE IN COMPONENTI ELEMENTARI: ESSI PROVENGONO
NELLA LORO COMPLETEZZA
FIN DALLE REMOTE EPOCHE DEL PALEOLITICO. |
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In
questa statuina ornitomorfa femminile di Mezin (Ucraina) possiamo notare
meandri in accoppiata con zigzag, V multiple, M e triangoli. Il reticolo
di segni astratti che la costella è troppo complesso, fittamente
intrecciato e composto da troppi elementi che si richiamano reciprocamente
e si moltiplicano geometricamente, per costituire una semplice decorazione.
(Merlini 2002a) Alexander Marshack (1992) suggerisce d'interpretare i segni come un sistema articolato di simboli che rappresentavano l'acqua, il cielo, il tempo, la terra e il serpente. Penetrando nei loro significati, l'autore vi legge figurazioni astratte dell'acqua, periodicità di tempo (stagioni, cicli lunari ) e, contestualmente, attributi o aspetti di una divinità femminile o dei miti ad essa collegati. Più che una decorazione, quei segni stilizzati indicherebbero dunque una forma di proto-scrittura tesa a veicolare antiche conoscenze paleolitiche sulla vita nascente e sullo sviluppo della fertilità. La statuina di Mezin ha 17-20.000 anni. Se i
segni-radice vengono moltiplicati
e resi più complessi con l'aggiunta di semplici geometrie,
quali segmenti e punti, non possono però essere scomposti e semplificati
sino ad arrivare alle componenti costitutive elementari. Essi provengono
nella loro completezza fin dal paleolitico. Per esempio, a Malt'a (in
Siberia) è stata trovata una placca di 30.000 anni che già
presenta circoli, punti e linee ondulate. Così, la V non emerge
dallo sviluppo di una singola diagonale, perché era in uso -
proprio in quanto V - da migliaia d'anni. La M non deriva dall'accostamento
di due segni a V invertita orientati nella stessa direzione, apparendo
invece come una linea a zigzag fin dal paleolitico inferiore. La scrittura
si è sviluppata aggiungendo, e non sottraendo, segni lineari.
(Gimbutas,
1991). |
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